RELIGIONI NEL MONDO
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LO SHINTOISMO, O ARMONIA DELLA BELLEZZA

La religione antica del Giappone (lo Shintoismo) ha alcune analogie con le religioni della Cina, anche se da queste si differenzia nel ricercare l’armonia non nella vita sociale (Confucianesimo) o nel ritorno alla semplicità della natura (Taoismo) ma nelle categorie estetiche. Per lo Shintoismo tutta la realtà è popolata di spiriti (kami), che trovano la loro espressione unitaria nel bello e nel puro.
Questa religione, limitata ai confini geografici dell’arcipelago nipponico, si caratterizza per un forte senso di appartenenza nazionale e per la solidarietà, che giustifica anche il sacrificio per la propria nazione.
Tutte le cose hanno un’anima, uno spirito (kami), di cui sono espressione. Si dà anima alle montagne, agli alberi, al vento, alle persone, alla nazione. La religione con le sue feste e i suoi riti sviluppa la solidarietà in tre direzioni: “universale” perché tutti sono figli di kami; “verticale” perché la forza vitale si trasmette dagli antenati ai discendenti; “orizzontale” perché i kami sono energia di collegamento e legame con la natura.
  • Appartenenza nazionale
    La mitologia shintoista racconta l’origine divina dell’arcipelago nipponico e la derivazione divina della casa imperiale. In questo modo dà valore a tutto ciò che in quella terra esiste, dalle montagne ai fiumi, alle famiglie, all’imperatore. Dal secolo scorso in poi il sentimento shintoista fu strumentalizzato a fini imperiali, con il fenomeno noto dei kamikaze, eroi suicidi per l’imperatore. Dopo la sconfitta però della seconda guerra mondiale si è ritornati al senso di appartenenza nazionale, che ancor oggi è alla radice dello sviluppo economico di questo paese. I sacrifici infatti sostenuti per la grandezza economica del Giappone attingono forza e motivazione dallo Shintoismo.
    L’appartenenza però non è un fatto esteriore. Essa si radica sulla vita (inochi) comune, trasmessa di padre in figlio, vita che è l’eredità divina che continua ad espandersi dagli dei agli uomini con la generazione. Si potrebbe dire che i vincoli di sangue, esistenti in una famiglia, in Giappone sono presenti anche fra cittadini per la comune appartenenza divina. Le feste e i riti (matsuri) non sono altro che risveglio di tale solidarietà.


  • L’estetica si fa etica
    Nello Shintoismo le categorie etiche tendono a trasformarsi in categorie estetiche: “Il dharma del Giappone, afferma Tagore, è la sua estetica”, dato che scoprire l’armonia del cosmo e della vita significa svelare l’armonia divina. Quindi il bene (yoshi) è il bello, il felice, il prospero; il male (ashi) è il brutto, l’infelice e lo sporco.
    Nei templi shintoisti non ci sono statue, né immagini: al di là di due porte chiuse c’è uno “specchio”, la cui limpidezza rimanda al “cuore chiaro, puro e diritto”. Lo specchio infatti riproduce la realtà in forma dinamica, senza mai mentire, e proprio per questo induce a ricercare l’armonia delle cose in profondità. Gli atti della vita ordinaria quindi devono essere vissuti non nella banalità utilitaristica, ma nell’armonia di cui sono portatori: tutti conoscono di questo paese la suggestione della cerimonia del the, il culto dei fiori, il giardinaggio, il teatro dei “No” (breve poesia intuitiva). “Per i giapponesi - afferma mons. Rossano - l’arte è la via che conduce all’Assoluto e all’essenza della vita umana”.
    Questa armonia diventa anche modo di rapportarsi fra gli uomini nella società, come nel Confucianesimo. Nel libro dei riti, di duemila anni fa, si dice: “La bontà da parte del padre, la pietà filiale da parte del figlio. La gentilezza da parte del fratello maggiore, l’obbedienza da parte del fratello minore. La giustizia da parte del marito, la sottomissione da parte della moglie. La bontà da parte degli anziani, la deferenza da parte dei giovani. La benevolenza da parte del sovrano, la fedeltà da parte dei sudditi”.


  • Riti civili o religiosi?
    Lo Shintoismo può convivere nella stessa persona con il cristianesimo o con altra religione? In Giappone l’80 per cento dei cittadini dichiara di essere shintoista e il 70 per cento buddhista: è evidente la doppia appartenenza religiosa di molti giapponesi.
    In questo senso si è espressa anche la Chiesa cattolica, che ritiene più civili che religiosi i riti shintoisti e quindi compatibili con la fede cristiana. Il modo di pensare shintoista è tuttavia un richiamo a saper andare oltre le cose, per cogliere la realtà profonda che tutte le unisce e le armonizza e che non può non riportare a un senso religioso profondo.
(G. Dal Ferro)